romanzo

Brano I

“Nei suoi occhi giallo grano ballavano lacrime delicate che sembravano gareggiare in quanto a forma e modo arrendevole di cadere e rigarle il viso, bagnarle la punta dei lunghi capelli color corvino, le labbra piene e rosate che frattanto mordicchiava, mentre allisciava il suo pigiama, corto ma larghissimo.

Lì, appollaiata sul letto che dava sul giardino di casa – quasi si trovasse a ridosso di una spiaggia lontana – passava al setaccio la sua vita a ritroso e fantasticava su futuri scenari impossibili. Le sarebbe piaciuto essere più “terra” che “promessa”. Magari, un giorno, vi avrebbe attraccato un uomo su una minuscola barca a remi, cullata da una ninna nanna di onde profonde e viscerali, indicandola come se avesse visto la cosa più bella al mondo, il porto certo, il sicuro azzardo di una vita.

Il ragazzo a cui alludeva il suo inconscio, nel bel mezzo di quella rêverie blu marino, l’avrebbe riconosciuta come meraviglia così qual era, senza bisogno di cambiare in modo drastico, o di “diventare” altro, senza necessità di “migliorare” e avvallarsi ulteriormente, spianando le sue asperità; essendo di fatto – e non rappresentando in potenza – la sua reale “casa”.

Per Giada, insomma, era un po’ il sogno di una vita: venire valorizzata a suon di sorrisi e venerata dalla mattina alla sera, quasi fosse assurta a divinità domestica al pari degli antichi Lari e Penati, a scapito di ogni cosa. Sarebbe a dire, nonostante i suoi innumerevoli difetti, le mancanze, il tripudio di paure, disillusioni, tristezze, malinconie…

E avrebbe voluto essere l’unica e la sola terra frutto del desiderio di Jack, il navigante. In cambio, avrebbe fatto ogni cosa per non concorrere in alcun modo a quell’omicidio doloso di sentimenti fragili come foglie autunnali, che aveva sperimentato così tante volte nel corso della sua breve ma intensa vita da trentatreenne. Così decise: ogni giorno avrebbe scritto a quell’immagine in ombra, quel sogno ipotecato, quel misterioso uomo in mare affamato di terra per trentatré volte, gli anni suoi e quelli di Cristo: il tempo di morire a sé stessa e risorgere, vedendolo comparire all’orizzonte per strapparla da quell’algida attesa di vita.”

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